Intervista a soci AMA in servizio di LABItalia

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In questi primi giorni 2012 la testata giornalistica LABItalia, per Italy Global Nation, portale d’informazione del gruppo Adnkronos, ha pubblicato un servizio sulle misure di protezione dell’artigianato del vetro veneziano. In tale ambito sono stati intervistati la nostra Segretaria in carica ed alcuni dei nostri associati. Di seguito un estratto del servizio:
Roma, 10 gen. (Labitalia) – Anche l’artigianato del vetro di Murano, eccellenza artistica secolare, rischia di cadere vittima della crisi e, soprattutto, della concorrenza ‘low cost’? Pesa la congiuntura economica, l’assedio dei discount e l’allontanamento dei giovani dal mestiere, ma Confartigianato e Associazione maestri vetrai scendono in campo per tutelare il marchio e difendere posti di lavoro tramandando l’antica arte di soffiare il vetro.
“La produzione vetraria è in crisi da diversi anni, come è in crisi tutto il mercato, perché con questa situazione economica a livello mondiale la gente non declina i propri acquisti su questo genere di prodotti”, afferma a LABITALIA Gianni De Checchi, direttore di Confartigianato della provincia di Venezia. “Si tratta di un problema strutturale che ha portato alla chiusura di aziende, a un massiccio uso di cassa integrazione e -dichiara De Checchi- alla diminuzione del numero degli addetti. A questo fenomeno -sottolinea- si aggiunge il problema del vetro cinese o dell’Est europeo, spacciato ai turisti e ai compratori locali come vetro originale. Dai nostri calcoli emerge che questo fenomeno scippa a Murano circa il 40-45% del fatturato”. Confartigianato, peró, insieme con la Regione, si è attivata per contrastare il fenomeno. “Noi -afferma De Checchi- cerchiamo di tutelare il vetro di Murano, abbiamo infatti stimolato la Regione Veneto a creare un marchio d’origine e di qualità, operativo dal 2004 e gestito dal consorzio Promovetro; è concesso in uso a tutti i produttori che rispettano un disciplinare molto rigido che si rifà alle tecniche di lavorazione del vetro di Murano”. Ma il marchio gestito dal consorzio Promovetro non protegge gli artigiani che lavorano sulla terraferma e in particolare gli associati Ama, l’Associazione maestri artigiani del vetro costituitasi nel 2008 con lo scopo di tutelare e salvaguardare il mestiere di maestro vetraio. “Il problema -afferma Marina Del Bono, segretario dell’Ama- è che non abbiamo avuto nessun aiuto, siamo figli di un dio minore; la Regione non ci sta tutelando. Infatti, lavoriamo con i prodotti di vetro di Murano pur essendo nella cintura metropolitana, e possiamo dimostrare la filiera. Nonostante ciò, non abbiamo il diritto di essere Promovetro, e -sottolinea il segretario Ama- ci difendiamo solo con la qualità e l’onestà”. Il problema maggiore è la concorrenza straniera, specie cinese. “Siamo nati, come associazione, per difenderci dalla mistificazione in atto, dai moltissimi oggetti fatti in Cina o in Romania che -avverte Del Bono- vengono spacciati come vetro di Murano. Attraverso il nostro artigianato stiamo cercando di tutelare posti di lavoro: attorno all’artigianato del vetro di Murano c’è un indotto grosso, e se riusciamo a tutelarci salviamo posti di lavoro e famiglie”. “La concorrenza non è leale, un po’ per colpa delle liberalizzazioni, un po’ perché c’è troppa gente che guarda solo ai soldi che ha in tasca, invece di pensare al nostro futuro e a quello dei nostri figli”, dichiara Mirco Rosso, artigiano associato all’Ama. C’è, da parte degli artigiani vetrai, il timore di non poter più riuscire a competere con la concorrenza low cost. “I discount italiani e stranieri -afferma Rosso- ci rovinano. I cinesi, poi, hanno un’ottica tutta loro: cercano di abbassare sempre di più i prezzi, ma non si rendono conto che non competiamo più, perché le spese aumentano. Con la bravura non si mangia, e anche se i manufatti stranieri sono di qualitá inferiore, non so quale sarà la situazione in futuro: facendo sempre la stessa cosa -continua- si impara a farla bene. Perciò, adesso come adesso si teme”. “Sono oltre trent’anni -spiega Rosso- che si è fatto un ‘fascio’ unico dell’artigianato, quando si può andare avanti all’infinito a parlare del vetro e delle varie tecniche. In questo momento bisogna ridare il giusto valore alla lavorazione del vetro”. L’artigianato del vetro rischia di scomparire, inoltre, perchè scarseggia la manodopera di nuove leve. “I giovani fanno uno sbaglio classico: non guardano a imparare al mestiere, ma solo a guadagnare. Prima, però, devi imparare, e per farlo -avverte Rosso- non ti basta una vita” Raffaella Zanchi, associata Ama e specializzata nella lavorazione dei gioielli a lume, conferma la mancanza dei giovani e l’impossibilità di coinvolgerli: “È un lavoro faticoso, forse ancor più per una donna. Stare ore davanti alla fornace non a tutti piace e -afferma Zanchi- non c’è più la volontà da parte dei ragazzi, che preferiscono farsi 8 ore da commessi. La mia intenzione -continua- è di insegnare il mestiere, ma se assumessi qualcuno la cosa diventerebbe difficile per i costi, anche perché, all’inizio, il materiale che va sprecato non è poco, ci sono le prove da fare”. Quanto alla concorrenza, Zanchi afferma che “neanche il mercato cinese lavora più come prima”. Nonostante la crisi causata dai manufatti a basso prezzo, infatti, la qualità viene premiata. “Io lavoro da donna, la sensibilità è diversa, si vede, e nel settore -spiega- ci sono poche donne che fanno gioielli a lume”. Lavorare il vetro secondo tecniche tramandate di generazione in generazione è un compendio di arte e passione da cui prendono forma articoli da regalo, addobbi natalizi, bigiotteria, illuminazione in vetro, oggettistica d’arredamento, cristalleria da tavola, specchi, sculture e molto altro. “È un’attività artistica, c’è da disegnare nel vetro, si usa oro e argento, ma è come dipingere su un quadro”, afferma Zanchi riguardo la tecnica di lavorazione a lume dei gioielli.